Assestamento di una sughereta in Sardegna
- Categoria: Le ricerche
- Scritto da: M.P
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Proposta di normalizzazione di una sughereta sulla Giara di Gesturi (Sardegna centro-meridionale).
*Orto Botanico - Università degli Studi di Cagliari - V.le S. Ignazio, 13 Cagliari
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Simboli
Ai = Area di insidenza
Ai_n = Area di insidenza normale
Ai_r = Area di insidenza reale
Ai_rm = Area di insidenza reale media
C = Circonferenza a metri 1,30 sopra scorza
Cd = Coefficiente di decortica (rapporto tra altezza di decortica e circonferenza a 1,30 m)
Cds = Coefficiente di decortica della stazione
Decortica = Estrazione del sughero
diam_sp_sc = Diametro sopra scorza (sugherosa)
diam_st_sc = Diametro sotto scorza (sugherosa)
gfa = Gestione forestale attiva
K = Coefficiente di mortalità
Hd = Altezza di decortica (coefficiente di decortica per circonferenza a m 1,30)
nP = Numero piante
nP_n = Numero piante del bosco normale
nP_r = Numero piante del bosco reale
Ps = Produzione sugherosa
Ps_n = Produzione sugherosa normale
Ps_r = Produzione sugherosa reale
Ps_rp = Produzione sugherosa reale possibile
Pss = Peso sughero secco: 1 mq di plancia di sughero secco = 7,5 kg (Natividade 1956), 7,138 kg (Sanfilippo 1979)
Sd = Superficie di decortica (altezza di estrazione per la circonferenza a metri 1,30)
Sf = Sughero femmina: sughero dalla seconda estrazione in poi
Sm = Sughero maschio o sugherone: sughero della prima estrazione
Tn = Tempo “normale” ossia ultimo stadio di normalizzazione della sughereta
To = Tempo iniziale o tempo del rilevamento della sughereta
Riassunto
Viene presentata una proposta di normalizzazione di una sughereta irregolarmente disetanea sulla Giara di Gesturi (Sardegna centro-meridionale), località Su Bruncu de Sorru .
La sughereta della Giara di Gesturi è un tipo forestale semi-naturale adattato alle condizioni climatiche e del substrato e, suo malgrado, al pascolo di cavallini, pecore ed anche capre. Il metodo proposto per l’assestamento della sughereta si basa sul calcolo dell’equazione della curva di ripartizione delle piante o norma per la stazione considerata.
Si ammette che un bosco sostenibile e un bosco normale (a sughere) siano, in buona parte, coincidenti e allora l’assestamento proposto diviene una strada per raggiungere la sostenibilità della sughereta. La sua applicazione, crediamo, può garantire un equilibrio tra gli interessi economico-produttivi e gli aspetti di conservazione della foresta a Quercus suber L. Però la gestione forestale attiva (gfa) deve essere specifica e adatta, perché l’esito sia una sughereta sostenibile, coerente con la stazione e che assecondi la natura. Infatti i risultati riferiti all’ettaro appaiono positivi: l'area basimetrica che è al tempo To (tempo iniziale) = 7,76 mq transiterà al tempo Tn (tempo normale) a 22,9 mq, la provvigione al tempo To = 73 mc passerà al tempo Tn a 153 mc, la ripresa al tempo To = 28 mc diverrà al tempo Tn = 56 mc, la superficie di decortica (per un coefficiente di decortica uguale a 2, Cd=2) al tempo To = 175 mq e al tempo Tn = 556 mq e la produzione di sughero al tempo To = 1400 kg e al tempo Tn = 4000 kg (Cd=2). La tecnica proposta, pur riferendosi ad una sughereta irregolarmente disetanea, può essere ragionevolmente applicata anche ad altre sugherete nel resto dell’Isola ed in altre zone di vegetazione naturale della sughera.
Abstract
The aim of the work is to verify the possibility of the cork oak sustainable forest management on the Giara - Su Bruncu de Sorru - Gesturi (Central-south Sardinia).
The cork oak forests (Quercus suber L. forest), are indigenous in the western region of the Mediterranean basin where they occur in open woodlands. The method proposed is based on the calculating of the norm of the site plants and on the forest assessment according the equation. We accepte that a sustainable and a normal cork oak forest are a lot coinciding and the assessment is a way to got to the forest sustainability. This management can guarantee an equilibrium between the economic interests of the owner and the bio-ecological aspects of Quercus suber L. forest, but the active forest management must be specific and qualified to obtain a sustainable cork oak forest. The results (for one ha) are really positive carring out the wood basimetric area from To = 7,76 mq to Tn = 22,9 mq, the wood plant growing stock from To = 73 mc to Tn = 153 mc, the wood yield from To = 28 mc to Tn = 56 mc, the area of bark stripped off (with cd=2) from To = 175 mq to Tn = 556 mq and the cork production from To = 1400 kg to Tn = 4000 kg (Cd=2). The method is open to significant application in Sardinia and in other belts where cork oak forests are.
Introduzione
Le sugherete sono dei popolamenti a quercia da sughero (Quercus suber L.) che si rinvengono solo nel Mediterraneo occidentale, producono legname e ghiande appetite dagli animali, funghi ad uso alimentare e selvaggina, oltre al sughero che è materia prima molto richiesta, e sono determinanti per la soluzione dei problemi ambientali, clima compreso, nella fascia tirrenica e nelle isole.
Le foreste a sughere non compromettono i valori estetici, ma accrescono la fertilità del suolo con la lettiera e producono humus in grado di assorbire le scarse precipitazioni del bacino del Mediterraneo convogliandole verso le falde acquifere.
Oltre mezzo secolo di protezione totale della sughera ha più che dimezzato le sugherete sarde; le cause sono da ricercarsi negli incendi per allargare i pascoli, nell’uso del trattore che di fatto ha bloccato il rinnovo del novellame e nell’uso disinvolto della motosega. Per quanto attiene alla produzione, le sughere giovani sono sovraestratte e le sughere di grande diametro sottoestratte; le piante col sughero maschio non vengono estratte perché il prezzo del materiale (sugherone) non ripaga il lavoro di estrazione e in tal modo non si immettono nuove piante nel ciclo produttivo. Le direttive regionali sulla sughera sono caotiche forse perché abbondano le leggi sulla sughera (L.n. 756/56 – “Norme in materia di coltivazione, difesa e sfruttamento della sughera”; L.R.n. 13/59 – “Disciplina e incoraggiamento della selvicoltura e in particolare della sughericoltura”; L.R.n. 37/89 – “Disciplina e provvidenze a favore della sughericoltura e dell’industria sughericola”; L.R.n. 4/94 – “Disciplina e provvidenze a favore della sughericoltura e modifiche alla L.R.n. 37/89”) e l’ultima legge regionale attende ancora il regolamento di attuazione, mentre per le principali problematiche di gestione ed assestamento delle sugherete sono stati proposti dei metodi (Sanfilippo, 1979; Palmas et al., 1998; Arghittu et al., 2002), che aspettano di essere applicati. Si spera nell’assestamento delle sugherete col nuovo piano forestale ambientale regionale (2006).
Ci si é posti il problema se assestare i boschi a sughere servisse ad aumentare la produzione di sughero e, con sorpresa, nel corso della ricerca, ci si è resi conto che essi sono anche in grado di conservare la biodiversità e di promuovere, visto anche il tornaconto economico, uno sviluppo sostenibile dell’ambiente.
Se si accetta che un bosco normale e un bosco sostenibile sono, in buona parte, coincidenti, allora l’assestamento di una sughereta diviene un mezzo per raggiungere la sua sostenibilità.
In una sughereta il prodotto di riferimento è il sughero e non il legno; siccome per produrre legno bisogna tagliare le piante mentre per ottenere sughero bisogna conservare le piante e gestire un bosco che dura nel tempo, allora il bosco a sughere potrebbe diventare il “Dauerwald” (Möller 1922) dell’Italia mediterranea.
Infatti per realizzare e mantenere il Dauerwald (bosco che dura), sono necessari interventi selvicolturali frequenti, al fine di assicurare la qualità costante dei popolamenti della stazione e del legname, garantendo così alla fine redditi più elevati rispetto a quelli della foresta coetanea (Bode 1992). Lavorare insieme alla natura è la migliore strategia nel lungo periodo per poter contare su foreste di qualità che assicurino nel contempo benefici economici, ambientali e sociali indefinitamente.
Questo lavoro si propone di normalizzare una sughereta della Sardegna centro-meridionale (Giara di Gesturi) adottando il modello gestionale del governo a fustaia disetanea caratterizzata dalla seriazione dei diametri, prevedendo i seguenti parametri:
- la distribuzione delle piante in classi diametriche e cioè la struttura;
- la provvigione normale;
- il tempo di passaggio (il numero di anni che l'albero medio di una classe diametrica impiega per passare alla classe superiore);
- il periodo di curazione (il numero di anni che trascorre fra un taglio e l'altro);
- l'incremento (per le fustaie disetanee si considera l'incremento di diametro).
I primi studi sulla struttura dei boschi disetanei vennero condotti alla fine dell’800 in Francia (Franca Contea) da François de Lallement de Liocourt (1898). Egli osserva il modo di distribuzione del numero degli alberi in ciascuna classe diametrica e constata che il numero delle piante fra le successive classi diametriche varia secondo un rapporto costante, K (coefficiente di mortalità).
Materiali e metodi
La stazione:
La sughereta presa in esame, rappresentativa di una più vasta sughereta irregolarmente disetanea sulla Giara di Gesturi (Sardegna centro-meridionale), è indicata in cartografia I.G.M.I. 1:25000 al F.539, Sez.I, Tuili, località Su Bruncu de Sorru; essa risulta distante dal mare circa 40 km ed è posta ad una quota s.l.m. di 576 m sull’altipiano della Giara, (le esposizioni e le pendenze risultano irrilevanti), già riconosciuto Sito d’Importanza Comunitaria ai sensi della direttiva Habitat 92/43/CEE (Cod. ITB 041112), su suoli, derivati da substrato pedogenetico rappresentato da rocce effusive basiche (basalti) in potenti colate del Pliocene (Aru et al. 1991), caratterizzati da profondità (ottenuta da cinque sondaggi) tra 30-40 cm, sassi e rocce affioranti intorno al 20% e tessitura franco-argillosa (stimata al tocco su un campione di terra prelevato a 20 cm di profondità e umidificato); temperature medie annue di 15 °C e precipitazioni medie annue di 700 mm consentono di inquadrare tale stazione dal punto di vista fitoclimatico nell’ambito dell’orizzonte mesofilo del climax della foresta di leccio.
La copertura dello strato arboreo superiore è pari al 60%, dello strato arboreo intermedio pari al 20% e dello strato inferiore (< 2 m) pari al 40%; la rinnovazione naturale nello strato < 20 cm è poco frequente così come da 20 a 100 cm e oltre, a causa del notevole pascolamento presente (equino selvatico e ovino soprattutto). Sono presenti anche muschi e licheni sia al suolo che sugli alberi; il ricoprimento della lettiera stimato sull’insieme della stazione è pari al 20%.
Il sottobosco rilevato è rappresentato da: Asparagus acutifolius L., Cistus monspeliensis L. Crataegus monogyna L, Mirtus communis L., Pistacia lentiscus L. (De Martis 1988).
La data dell’ultimo incendio risale ad oltre 30 anni fa.
Rilievi:
Sono stati eseguiti rilievi su 1 ettaro di sughereta rappresentativa della stazione, i cui vertici, individuati con l’uso di GPS, presentano le seguenti coordinate:
32 S 04 99 448 44 01 223 32 S 04 99 519 44 01 300
32 S 04 99 430 44 01 347 32 S 04 99 367 44 01 272
All’interno dell’area di saggio si è proceduto al cavallettamento di tutti gli alberi con diametro maggiore di 12,5 cm (misurati ad un’altezza di 1,30 m da terra, sopra scorza); gli alberi con diametri inferiori a 12,5 cm (e le ceppaie) sono stati contati, mentre le piante delle classi diametriche mancanti sono stati rilevati all’esterno fino a 30 per classe.
Di ogni pianta con diametro maggiore di 12,5 cm si è rilevato il diametro prima dell’estrazione, il diametro dopo l’estrazione, il numero dei rami principali maggiori di 15 cm, le proiezioni della chioma (misure a e b tra loro ortogonali, passanti per il tronco), la lunghezza del fusto diritto fino a un diametro minore di 15 cm, l’altezza della 1^ biforcazione del fusto diritto, l’altezza della 2^ biforcazione del fusto diritto, l’altezza di demaschiatura, l’altezza dell’ultima decortica, l’altezza della prossima decortica, lo stato sanitario nonché le altezze delle 30 piante che emergono sul popolamento (statura) .
Risultati
Stato reale
Numero di piante di Quercus suber Æ < 12.5 cm: 51;
Numero di piante di Quercus suber Æ > 12.5 cm: 457;
Numero di piante di Quercus ilex: 1;
Numero di piante di Quercus pubescens: diverse plantule;
Numero di piante affiammate: 1;
Numero di piante morte:1.
Le misure diametriche sopra scorza risultano ripartite nelle seguenti 11 classi (5 cm per classe): I^ (12.5-17.5); II^ (17.5-22.5); III^ (22.5-27.5); IV^ (27.5-32.5): V^ (32.5-37.5); VI^ (37.5-42.5); VII^ (42.5-47.5); VIII^ (47.5-52.5); IX^ (52.5-57.5); X^ (57.5-62.5); XI^ (62.5-67.5).
Le altezze delle trenta piante che emergono sul popolamento dell’area di saggio risultano: 1^ , h 1=10 m, 2^, h 2=9,50 m, 3^, h 3,4,5,6,7,8,9=9 m; la più bassa è h=6,50 m.
Dopo le misurazioni si procede a calcolare le aree di insidenza reali medie (Ai_rm) (tab.1, graf.1) delle 11 classi diametriche, si trova la spezzata e la linea di tendenza, si individua la equazione della curva dello stato normale della stazione (c), si calcolano tramite l’equazione della curva le Ai normali (Ai_n) (tab.2), il numero di piante del bosco normale (graf.2) e il K (coefficiente di mortalità) (tab.3), mentre nell’assestamento si confrontano il numero delle piante del bosco reale e quelle del bosco normale (tab_a1, graf. 3); questo confronto consente il calcolo periodico di area basimetrica (tab.4), provvigione (tab.5, graf.4), ripresa (tab.6, graf.5), superficie di decortica (graf. 6) e produzione sugherosa (tab.7, graf.7).
I
BOSCO NORMALE
Aree di insidenza
I diametri delle proiezioni della chioma immessi nella formula dell'area dell'esagono regolare circoscritto ad un cerchio permettono il calcolo dell'area di insidenza di ciascuna pianta (Turbati 1952).
Riunendo le aree di insidenza degli alberi misurati entro le classi di diametro e dividendo per il numero delle piante che vi appartengono, si è calcolata l’area di insidenza reale media (Ai_rm) per quella classe diametrica: Sm1, Sm2,…,Sm11 (graf.1)
Stato normale
Con i valori della aree di insidenza reali medie si è creata una spezzata e poi la sua linea di tendenza esponenziale che individua la curva che abbiamo chiamato "curva di pre-normalizzazione delle chiome", che risulta appartenere alla stessa famiglia della curva normale.
Nel grafico, sull’asse delle ascisse (X), sono stati riportati gli intervalli di classe diametrica (in particolare il valore di ascissa di ogni punto sperimentale si riferisce al valore medio del relativo intervallo); sull’asse delle ordinate (Y), i valori medi delle (aree delle) proiezioni delle chiome per ogni classe.
L'equazione della linea di tendenza è una curva trascendente.
Poiché l’equazione cercata è del tipo:
b) Y = GemX
per determinare i coefficienti G ed m della equazione (b), si sono trovate le coordinate di due punti P(x1,y1) e P(x2,y2): in pratica si sono scelti due punti sulla curva S, corrispondenti a due punti appartenenti alla curva e alla spezzata o i più vicini, uno nella parte alta e uno nella parte bassa, riferita all'asse delle superfici delle proiezioni della chioma (y), individuati in modo preciso secondo la scala di una griglia opportuna (5 cm). (Palmas et al.,1998)
Si trova m dividendo membro a membro le equazioni del sistema e, una volta noto m, è possibile ricavare G da una delle due equazioni, per cui l’equazione della stazione risulta:
c) y = 4,107 e 5,27697 * x
Questa equazione consente di ottenere le superfici normalizzate o area di insidenza normali (Ai_n): per ogni classe diametrica, sostituendo al posto della x, i valori medi dei diametri espressi in m (0,15, 0,20,…, 0,65) (tab.1).
La curva rappresentata dall'equazione c) è la curva di ripartizione o norma della stazione.
Una volta individuata l'equazione della curva di normalizzazione delle chiome si è ricercato il numero normale di piante (n) (graf. 2) che potrebbe occupare la superficie in esame (1 ha). Questo numero è stato ricavato come segue:.
Essendo la superficie in studio Stot = 1ha (=10.000 m²) ed Ncd=11 il numero delle classi diametriche delle piante da normalizzare (Sanfilippo 1979), la superficie per categoria diametrica (Scd) a disposizione è:
Scd = S tot /Ncd = 909 m²
Da cui d)
dove GemX=Ai_ni dà le aree di insidenza normali; G ed m sono i parametri variabili in funzione del soprassuolo sughericolo.
Questa formula permette quindi di ricavare il numero (n) degli alberi di una determinata classe diametrica dividendo 909 mq per GemX , il valore della Ai della classe, che varia secondo il tipo di soprassuolo, e di conseguenza in funzione di tutti i parametri che influenzano quest’ultimo. Il numero di alberi ottenuto risulta essere così normalizzato.
Resta da trovare il K (coefficiente di mortalità) (tab. 2).
Per il calcolo del coefficiente K bisogna individuare un procedimento secondo il quale il coefficiente di mortalità derivi dalla stazione dove è avvenuto il rilevamento e la normalizzazione della sughereta sia direttamente collegato anche alla stazione.
Esso é dato da e):
Questa formula mette in evidenza la dipendenza di K da m, cioè dal tipo di soprassuolo, poiché la differenza tra due classi diametriche rimane costante ed è uguale a 0,05 m.
I valori di K trovati per il bosco normalizzato ricadono nell’intervallo stimato come ottimale da precedenti studi per altri boschi di querce: 1,2 < K < 1,5 (De Philippis 1965). Ciò significa che normalizzando le superfici di proiezione delle chiome si determina automaticamente il coefficiente di mortalità tipico di quel bosco. In definitiva il K così calcolato fornisce quel numero di alberi che possono realmente occupare col tempo tutta la superficie a disposizione. (Palmas et al., l.c.)
Poiché il bosco normale é quella “particolare formazione forestale che per ogni forma di governo e di trattamento ha una struttura e una composizione tale da assicurare un prodotto annuo massimo e costante" (Cantiani 1985); ciò innanzitutto significa:
1) “che la distribuzione delle piante fra i diversi diametri (nei boschi disetanei) sia rispondente a determinate leggi” (Cantiani l.c.);
2) “che la densità risulti normale in funzione della copertura che si vuole assicurare” (Cantiani l.c.); e quindi, si possono creare boschi a copertura diversa stabilita in precedenza e, con la gfa (gestione forestale attiva) adeguata, boschi sostenibili.
Per la sughereta in esame che è una fustaia disetanea si adotta il taglio saltuario.
Il trattamento della fustaia disetanea con taglio saltuario consiste nel tagliare, saltuariamente nello spazio e a brevi intervalli di tempo, gli alberi che hanno ormai raggiunto la maturità e quelli il cui abbattimento è ritenuto utile per ragioni colturali perché presenti in numero maggiore di quello indicato dalla curva normale; l’adozione di una maturità diametrica costituisce quindi una prima caratteristica fondamentale del trattamento (De Philippis 1965) e la curva di ripartizione delle piante (o norma) in classi diametriche costituisce il principale criterio di confronto dello stato reale con quello cosiddetto normale (De Philippis l.c.).
Il diametro di recidibilità rappresenta il limite diametrico oltre il quale una pianta non produce più sughero buono, ed é intorno ai 60 cm sotto scorza, 67,5 cm sopra scorza.
Il periodo di curazione rappresenta l’intervallo di tempo fra un taglio e il successivo: per i boschi di sughera questo periodo si aggira intorno ai dodici anni (Natividade l.c.), ma può essere anche meno.
Osservazioni sulle aree di insidenza
“Il Bosco normale indica quello stato al quale un bosco di un dato tipo deve essere gradatamente portato affinché possa dare un prodotto periodico massimo e costante” (Patrone 1952). Normalizzazione di una sughereta, quindi, é qualsiasi procedimento che realizzi l’obiettivo di un “prodotto annuo massimo e costante” nel tempo, anche nella prospettiva della sostenibilità delle sugherete. La particolare formazione forestale di cui qui si tratta è un “bosco disetaneo a sughere” che per divenire bosco normale deve essere “gradatamente portato” a dare “un prodotto periodico massimo e costante “.
La struttura dei boschi disetanei presenta un modo di distribuzione del numero degli alberi in ciascuna classe di diametro e un numero di piante fra le successive classi di diametro che varia secondo un rapporto costante (K, coefficiente di mortalità)” (Cantiani l.c.).
Pertanto se nel bosco a sughere la produzione primaria è il sughero e se la “densità, moltitudine confusa (di sughere) e sviluppo in altezza, non contano nulla agli effetti della produzione del sughero; conta invece che ogni pianta abbia spazio vitale sufficiente per vivere, prosperare e ingigantire più che possibile” (Sanna 1946), allora l’area di proiezione delle chiome é il minimo “spazio vitale” che deve essere assicurato alla pianta e a cui essa ha diritto in natura.
Esiste una correlazione tra l’ampiezza delle proiezioni della chioma e il diametro (la circonferenza, l’area basimetrica) a metri 1,30. Questa correlazione si modifica se la pianta è isolata. Pertanto per il rilevamento, l’ettaro di sughereta va scelto in modo che abbia il maggior numero di classi diametriche, possibilmente tutte, con una copertura almeno del 60%, perché serve individuare la pianta media in bosco per ciascuna delle classi diametriche; ove non fosse possibile, si integreranno i dati con la misurazione di piante esterne all’ettaro che presentano detto diametro.
Aree di insidenza reali
Aree di insidenza normali
Tab.2 - Aree di proiezione delle chiome normali
Numero di piante del bosco normale
Coefficiente di mortalità
E’ il rapporto tra il numero delle piante della Cli e Cl i+1.
I valori di K trovati per il bosco normale ricadono nell’intervallo stimato come ottimale per boschi di querce: 1,2 < K < 1,5 (De Philippis 1965).
Confronto tra numero di piante del bosco reale e del bosco normale
Confronto tra la situazione di partenza (To) e quella di arrivo (Tn). Si può fare anche tra T1 e Tn, ecc.
II
ASSESTAMENTO
Per l’assestamento della sughereta in esame (tab. a1) si è utilizzato il metodo di Huffel (Cantiani l.c.). Confrontando la curva di ripartizione normale con la spezzata reale (graf.3), si ottiene il numero eccedente o deficiente di alberi per ognuna delle classi diametriche. Pur essendo un metodo dendrometrico-provvigionale che parte da dati incontrovertibili, ovviamente, dal punto di vista teorico, non appare esente da critiche; anche se la sua applicazione non presenta particolari difficoltà.
1) Nella tab.a1 va inserito nella prima colonna il numero normale di piante per ogni classe diametrica e nella seconda il numero di piante reali date dal rilevamento in campo; se quest’ultima supera in alcune classi diametriche la prima, il risultato della sottrazione lo si indica nella terza (la colonna dei tagli) e infine, la quarta, quella delle piante residue (che rimangono a popolare la stazione); poi le colonne si ripetono. Ogni 10 anni bisogna rifare il cavallettamento delle piante di sughera a metri 1,30 e contare le piantine inferiori a 12,5 cm di diametro a 1,30 cm dal suolo, le ceppaie e eventuali altre querce (Q. ilex L. e Q. pubescense Willd., ecc.)
La indicazione “integrato di 24 unità” indica una delle regole della gestione forestale attiva (gfa) per la sughera: se nella stazione mancano giovani piante rispetto al modello, bisogna integrarle (ogni 10 anni) della differenza con piantine originate da seme proveniente da piante madri (possibilmente piante plus), individuate nella stazione.
2) I grafici 4, 5, 6 e 7 e le tabelle 3, 4, 5 e 6 originano tutti e trovano la loro spiegazione nel tab.a1. Tutti i grafici presentano gli stadi dallo stato reale allo stato normale. Essi saranno sempre più apprezzati quando ogni 10 anni verranno ripetute le misurazioni, infatti servono anche a confortare il forestale sulla bontà dei suoi comportamenti. Se la gfa adottata è congrua allora si avrà un abbattimento dei tempi, ceteris paribus, per arrivare al bosco normale.
In taluni casi i due ultimi dati delle tabelle sono uguali: indicano che il dato raggiunto è massimo e resta costante, secondo la definizione di bosco normale.
3) Si osserva che anche se il grado di copertura dal 65,46% si abbassa al 40% nel primo anno dopo il taglio, il numero delle piante resta al 73,5% del numero di piante presenti nel futuro bosco normale. La indicazione del taglio vincola il forestale all’azione nell’arco del decennio. Inoltre bisogna tenere presente la potenza del ricaccio della sughera dopo il taglio; essa influisce sulla copertura.
4) Le classi vanno da 12,5 a 67,5 cm. L’intervallo 12,5-17,5 cm ha una utilità strumentale dato che segnala a che punto è il rinnovo naturale del bosco e le eventuali unità da introdurre, mentre l’intervallo vero dei diametri è quello che va da 17,5 a 67,7 cm. La prima classe 17,5-22,5 cm contiene già delle piante che possono essere estratte per legge (tutte quelle con d > di 19,1 cm); l’ultima classe 62,5-67,5 cm segna la fine della pianta dal punto di vista della produzione di sughero, perché per diametri maggiori di 67,5 cm esso diviene di spessore troppo esiguo e non è appetito dal mercato.
5) Si presuppone un grado di copertura ‘normale’ uguale al 100% perché un bosco del genere esiste in natura come esiste il “popolamento reale fortemente differente da quello normale” che è stato rilevato nella stazione. Dunque la copertura ipotizzata per la Giara è del 100% (Bosco di Lamay), e nella tab.a1 se ne dà conto, però in letteratura esistono anche boschi a sughere a copertura diversa (Bosco Natividade, copertura 5800 m2/ha; Bosco De Mexia, copertura 3830 m2/ha, ecc).
6) Il problema del passaggio di classe diametrica.
Se le classi diametriche sono undici, un ettaro/11 = 909 m2 é la superficie a disposizione per ogni classe diametrica. Il bosco normale lo costruisce il forestale “gradatamente”, intervenendo ogni 10 anni, dopo aver fatto il cavallettamento ex novo della stazione e aver confrontato i dati con la tab. a1 di quel bosco, preparata al tempo T0; a quel punto può facilmente verificare quante piante sono passate di classe, anche se con un k=1,30 il passaggio di classe si ha quando passa il 70%,delle piante della classe, perché il 30% deve morire nel decennio o venire tagliato dopo la nuova estrazione. Esistono, pure, dei metodi nella gfa che possono propiziare il passaggio di classe.
Patrone (1952) riporta che la curva di ripartizione degli alberi si sposta parallelamente a se stessa, cioè le piante di una categoria (diametrica), dopo un tempo t, passano alla categoria immediatamente successiva. Nei calcoli abbiamo considerato 5 cm di incremento del diametro del tronco ogni 10 anni, 0,5 cm/anno (l. non pubblicato). Crediamo che il dato si avvicini alla realtà della Sardegna poiché in giovani piante l’incremento è maggiore, in piante adulte si stabilizza attorno a quel valore, però bisogna fare riferimento alla stazione in cui si opera e ai fattori fisici e climatici che la caratterizzano e alla gfa adottata. Anche per questo, come è stato già detto, ogni 10 anni bisogna ripetere la misurazione di pochi parametri importanti sui boschi sottoposti ad assestamento. Ciò si fa al momento in cui si interviene per predisporre il bosco all’estrazione rilevando le circonferenze e segnando sulla pianta le nuove altezze di decortica (Palmas 2001; Palmas 2004). A parziale conferma di quanto or ora sostenuto, Natividade (1956) opta per sei classi di circonferenza per le piante delle sugherete (del Portogallo) a metri 1,30: 0-50; 50-80; 80-110; 110-140; 140-170; 170-200, che corrispondono alle classi diametriche: 0-16; 16-25,5; 25,5-35; 35-44,5; 44,5-54; 54-63,5; e afferma che nelle sugherete il passaggio da una classe diametrica alla successiva avviene entro il 12° anno. Dunque se l'intervallo delle sei classi diametriche va da 0 a 63,5 cm, allora avremo un accrescimento presunto ogni 12 anni di 63,5 cm / 6 = 10,58 cm e un accrescimento presunto annuale di 10,58 / 12 = 0,88 cm/anno. Poiché le classi nel nostro lavoro sono undici; se l'intervallo delle undici classi diametriche va da 12,5 a 67,5 cm, avremo 55 cm / 11 = 5 cm ogni 10 anni, quindi 5 / 10 = 0,5 cm/anno. Il dato sull'accrescimento delle sughere di 0,5 cm/anno, di cui eravamo già a conoscenza e che é stato usato nei nostri calcoli, viene confermato da Dettori et al. (2006) quando affermano che "gli incrementi medi, stimati al colletto e sopra scorza per il trascurabile contributo del sughero, sono in media pari a 5,5 mm anno-1 con valori estremi di 4 e 8 mm".
Dalla tab.a1 si ricavano i dati dei diversi parametri che caratterizzano il bosco a sughere
· area basimetrica/ha (tab.4),
· provvigione/ha (tab.5, graf.4),
· ripresa/ha (tab.6, graf.5),
· superficie di decortica/ha (graf.6)
· produzione sugherosa/ha (tab.7, graf.7).ai tempi T0, T1,…,Tn..
Questi consentono all’operatore forestale una possibilità di controllo dell’assestamento del bosco, quando e/o quanto gli aggrada.
Area basimetrica
Somma delle aree delle sezioni dei fusti misurate a m 1,30 dal suolo.
Provvigione
Il volume totale del bosco in piedi:
Ripresa
Il volume di legname ritraibile dal bosco periodicamente.
Superficie di decortica
La superficie di decortica (Sd) è l’area laterale del cilindro di sughero estratto. E’ data dal prodotto tra l'altezza di decortica (altezza fino alla quale si estrae il sughero) e la circonferenza a m 1,30 dal suolo, misurata sopra scorza prima della estrazione, mentre il coefficiente di decortica (Cd) è il rapporto tra l’altezza di decortica e la circonferenza misurata sopra scorza a metri 1,30. Nel lavoro i calcoli sono fatti per Cd=2 .
Produzione sugherosa
La produzione sugherosa (Ps) è data dal prodotto della superficie di decortica (Sd) per la costante Pss (= peso sughero secco) (1 m² di sughero secco = 7,138 kg (Sanfilippo 1979). Produzione reale possibile (Prp) è quella che si può ricavare già oggi con i popolamenti presenti e che resta in pianta..
Tabella riassuntiva
Il numero di piante reali è addensato nelle prime sei classi produttive, mentre mancano le classi diametriche superiori. Le piante della Giara non riescono a crescere né in altezza (6,5 – 10 metri) né in diametro anche per via del substrato, della densità, ecc. però presentano Ai più estese di altre zone a parità di diametro. Con l’assestamento, l’area basimetrica e la provvigione raddoppiano; anche la superficie di decortica subisce un forte incremento che si riverbera sulla produzione di sughero.
Discussione
Le proposte di trattamento delle sugherete sono varie.
Bosetto (1955) ritiene che il trattamento a tagli successivi rappresenti la soluzione ottimale delle sugherete. Secondo Falchi e Clemente (1959) il sistema di gestione basato su formazioni coetanee ad alto fusto sottoposte a taglio raso, ma con rinnovazione mista, da seme e agamica, rappresenta la soluzione più conveniente. Sanfilippo (1979) adopera la curva normale e la applica a una sughereta disetanea. Barneschi (1984) propone la fustaia disetanea mista a rinnovazione naturale, trattata con taglio a scelta per pedale. Il modello assestamentale per le sugherete (Palmas et al., 1998), qui applicato, è, secondo noi, la soluzione più adatta perché sposa la salvaguardia dell’ambiente con la produzione di sughero e di legna (“bosco perpetuo, continuo”); si basa sulle “aree di insidenza”, sul concetto di “norma”, intesa come curva di distribuzione del numero di alberi presenti per classi di diametro e sulla integrazione di plantule mancanti rispetto alla curva normale .
La “normalizzazione” di una sughereta disetanea ubbidisce a criteri di multifunzionalità e di equilibrio. Nell'accezione più aggiornata la selvicoltura intende come stato normale, o stato di equilibrio colturale, di un bosco disetaneo l'insieme delle condizioni di popolamento arboreo e di suolo, capaci di realizzare un equilibrio stabile con l'ambiente fisico, utilizzandone le risorse energetiche e materiali ad un prescelto livello di produttività. La normalità colturale non può quindi prescindere dalla conservazione delle capacità produttive del sistema foresta. In altre parole, il livello di produttività stabilito deve essere in equilibrio con il potenziale produttivo dell'ecosistema che viene evidenziato da alcuni indicatori stazionali, come ad esempio la statura potenziale del popolamento (Toffanin 2000).
Secondo Natividade (1956), la ripartizione degli alberi nelle varie categorie si basa sull’area di insidenza, cioè sull’area di proiezione della chioma; si suddividono gli alberi in classi di circonferenza sopra scorza misurate a metri 1,30 dal suolo e li si raggruppa in sei categorie principali (dalla categoria con circonferenza minore di 0,50 metri fino alla categoria di 2 metri). Ad ogni categoria corrisponde un sesto della superficie disponibile, che è di 5800 m² sull’ettaro. E’ importante sottolineare il fatto che una frazione di questo territorio è occupato da alberi che non hanno ancora raggiunto lo sviluppo necessario per l’utilizzazione; e ciò apparentemente può sembrare che una parte della superficie coltivata sia improduttiva, peraltro si comprende come in tal modo sia assicurato una reddito indefinito perché la rinnovazione della sughereta è per così dire “automatica".
Il Lamey (1893) propone invece di occupare tutta la superficie disponibile (10.000 m² sull’ettaro), in considerazione del fatto che le chiome degli alberi non essendo perfettamente circolari o ellittiche e, pur sfiorandosi, non si disturbano; in effetti le misure del ricercatore francese si riferiscono ad una zona della Francia mediterranea con un clima molto più simile a quello sardo di quello atlantico portoghese.
E d’altra parte come afferma Sanfilippo (1994) "le sugherete sarde, a differenza di quelle portoghesi, sono popolamenti sostanzialmente di tipo disetaneiforme per cui la loro densità non può essere regolata secondo i criteri che si adottano per le fustaie coetanee. Non si tratta in effetti di operare "diradamenti" per regolarne la "densità", bensì di applicare il "trattamento" che più si confà alle fustaie disetanee onde mantenere in piedi strutture che assicurino un buon equilibrio con l'ambiente, alta produttività, garantendo nel contempo la perpetuità attraverso la rinnovazione naturale, eventualmente assecondata o integrata anche artificialmente".
Conclusioni
Dopo Rio de Janeiro si é alla ricerca di un bosco sostenibile per le diverse zone della terra. Il metodo proposto per l’assestamento delle sugherete si basa sul calcolo della equazione della curva di ripartizione delle piante o norma per la stazione considerata. Essa può essere individuata da due o tre parametri fondamentali: a) il diametro del tronco a metri 1,30 dal suolo; b) l’area di proiezione della chioma (Ai) e conseguentemente il numero delle piante per unità di superficie;.
Si ammette che un bosco sostenibile e un bosco normale a sughere siano, in buona parte, coincidenti e allora l’assestamento diviene un mezzo per raggiungere la sostenibilità; ciò potrebbe garantire un equilibrio tra gli interessi economico-produttivi e gli aspetti di conservazione della foresta a Quercus suber L. Infatti i risultati per ettaro sono incoraggianti: l'area basimetrica che è al tempo To (tempo iniziale) = 7,76 mq transiterà al tempo Tn (tempo normale) a 22,9 mq, la provvigione al tempo To = 73 mc passerà al tempo Tn a 153 mc, la ripresa al tempo To = 28 mc diverrà al tempo Tn = 56 mc, la superficie di decortica (per un coefficiente di decortica, Cd =2) al tempo To = 175 mq e al tempo Tn = 556 mq (più del 300%) e la produzione di sughero (Cd=2) al tempo To = 1400 kg e al tempo Tn = 4000 kg (circa il 300%).
L'assestamento proposto, comunque, non deve venir inteso, come costringimento delle sugherete in rigidi schemi definiti a priori, bensì come verifica sperimentale dell'effetto congiunto degli interventi dell'uomo e delle dinamiche naturali. Nella prassi operativa quindi l'individuazione del modello di riferimento viene usato più come uno strumento interpretativo dei processi evolutivi in atto, che consente all’operatore di meglio ragionare e gestire i dati sperimentali, che come rigida meta alla quale è necessario arrivare. Con i piani di assestamento vengono inoltre definite concretamente le necessità colturali e infrastrutturali e le possibilità di prelievo di legname e produzione sugherosa di ogni comparto o particella forestale.
L’acquisto della materia prima in pianta, per il sughero femmina va da 150 a 500 euro/100 kg, quello del sugherone si mantiene tra 20 – 40 €/100 kg .
Nella normalizzazione (e conduzione) di una sughereta il principale prodotto di riferimento è il sughero; poiché per produrre legname bisogna tagliare le piante e per ottenere sughero bisogna lasciare le piante in bosco, chi si occupa della gestione del territorio risulta agevolato nel suo lavoro di assestatore e sa che può contare sulla sughera per cercare di fermare la desertificazione e mitigare le variazioni del clima.
La ripresa rappresenta la massa legnosa, derivante dai tagli, che può essere utilizzata anche come cippato, costituendo un ulteriore guadagno.
Le fronde della sughera non sono troppo dense e consentono la conservazione della flora autoctona.
Un bosco normalizzato a sughere si candida, dunque, ad essere il bosco più funzionale e più ricco anche in biodiversità e un sink di carbonio su misura per l’Italia mediterranea e le isole.
La curva di normalizzazione aiuta a individuare una gestione forestale coerente con la stazione, in grado di assecondare la natura producendo ricchezza. L’assestamento permetterà di preservare il santuario della Giara di Gesturi per le generazioni future, anche consentendo una contemporanea e severa riduzione del pascolo (Barbati et al. 2002).
La tecnica proposta, pur riferendosi ad una sughereta irregolarmente disetanea, può essere ragionevolmente estesa anche ad altri tipi di sugherete nel resto dell’isola e nelle zone dove è presente la sughera e può rappresentare una metodologia robusta e facilmente applicabile in campo.
Ringraziamenti
Si ringrazia il prof. Bruno De Martis del dipartimento di Scienze Botaniche della Università di Cagliari per l’attenta lettura critica del testo.
Si ringrazia inoltre la Dr.ssa Ginetta Pani e tutto il personale della Stazione del Corpo Forestale e di V.A. di Barumini per la fattiva collaborazione prestata nello svolgimento dei rilievi in bosco.
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