Relazione di minoranza Partenariato Sughero.
- Categoria: Partenariato sughero
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Sintesi della Proposta di Progetto Integrato a quercia da sughero.
Relazione di minoranza
Sintesi della Proposta Progettuale sui boschi a Sughera
PALMAS M. A. Orto Botanico UNI Cagliari
Indice
* RINNOVARE la CONDUZIONE e l’IMPIANTO dei BOSCHI a SUGHERA
Introduzione - 3 tipi di bosco..……………………………………………………………………………….3/4
Situazione attuale ………………….…………………………………………….…………………………………..4
Rapporto bosco/pascolo. Azienda a reddito doppio………….……………………………………..5
Occupazione (50.000 nuove aziende?).…………………………….………………………………………6
Desertificazione: come fermarla………………………………………….…………………………………….7
Deflusso………………………………………………………………………………….……..…………………………..8
Bacini imbriferi…..…………………………………………………………………….………………………………..8
Invasi………………………………………………………………………………………….……………………………….8
Recupero zone minerarie…………………………………………………………….……………………………..8
Alberature stradali a sughere……………………………………………………….…………………………….9
Incendi…………………………………………………………………………………………….…………………………..9
Alluvioni……….………………………………………………………………………………….…………………………..9
Dissesto idrogeologico……………………………………………………………………………………………….10
Biodiversità…………………………………………………………………………………………………………………10
Piante alloctone………………………………………………………………………………………………………….10
Arature……..………………………………………………………………………………………………………………..10
Parchi…………………..…………………………………………………………………………………………………..…10
Effetto serra………………………………………………………………………………………………………………..11
Sink di carbonio………………..………………………………………………………………………………………..11
Boschi a sughere……………………………..……………………………………………………….….11
Circolare (x 1.000.000 di giovani sughere)………..………………………………………11
TECNICHE INNOVATIVE
A. Piano di assestamento delle sugherete…………………………………………………………………12
B. Piano delle altezze di decortica……………………………………………………………………………..12
C. Piano di incremento della massa arborea o di potatura (un metodo per incrementare i diametri delle giovani piante)………………………………….……………………13
D. Uso del Cds (coefficiente di decortica della stazione) per rendere sane e floride le sugherete e aumentare la quantità di sughero estratto……………………….13
E. Un nuovo sesto per i boschi a Querce da sughero………………………………………………..13
F. Un metodo per ridurre gli incendi e aumentare il pascolo wild……………….…………..13
G. Proposta di incentivo regionale per la sughere……………………………………………………..13
- per l’estrazione delle piante di sughera mai estratte (sec. la GFA) (*)
- per la potatura di giovani piante di sughera (sec. la GFA)
- per la potatura di piante di sughera (sec. la GFA), ecc.
H. La certificazione dei boschi a sughere (FSC,…. ) ……….…..……………………….…………..13
I. Uso della macchina tagliatrice per l’estrazione…………..………………………………………..13
Produzione (incrementi)…….……………………………………..…..…………………………………………..14
Energie rinnovabili…………………………………………………………..………………………….……………….14
Competenze sughera solo Assessorato Ambiente……………………………………..…………..….14
Turismo…………………..…………….14
** RICERCA
3% x la ricerca dei fondi stanziati per tutta la filiera (Az.chiave 2)…………………………..14
*** DIFFUSIONE di INFORMAZIONI sulle SUGHERETE
Corsi di addestramento per personale delle scuole, proprietari d iboschi a sughere, per potatori, per estrattori, per assestatori, per funzionari e forestali…………….15
(Az. Chiave 5)..……………………………..………………………………………………...………………………….15
Bibliografia….…………………..…………….……………………………………………………………………………..16
* RINNOVARE la CONDUZIONE e l’IMPIANTO dei BOSCHI a SUGHERA
Introduzione
Le sugherete sono dei popolamenti a quercia da sughero (Quercus suber L.) che si rinvengono solo nel Mediterraneo occidentale e che producono legname e ghiande appetite dagli animali, funghi ad uso alimentare e forniscono protezione e alimento alla selvaggina, oltre al sughero che è materia prima molto richiesta e sono determinanti per la soluzione dei problemi ambientali, clima compreso, nella fascia tirrenica e nelle isole.
I boschi a sughere assestati (*) aumentano la produzione di sughero e sono anche in grado di conservare la biodiversità e di promuovere, visto anche il tornaconto economico, uno sviluppo sostenibile dell’ambiente.
In una sughereta il prodotto di riferimento è il sughero e non il legno; siccome per produrre legno bisogna tagliare le piante, mentre per ottenere sughero bisogna conservare le piante e gestire un bosco che dura nel tempo, allora il bosco a sughere si candida a diventare il “Dauerwald” (bosco che dura) (Möller A., 1922) dell’Italia mediterranea e delle isole.
Le foreste a sughere non compromettono i valori estetici, ma accrescono la fertilità del suolo con la lettiera e producono humus in grado di assorbire le scarse precipitazioni del bacino del Mediterraneo convogliandole verso le falde acquifere.
Se si accetta che un bosco normale e un bosco sostenibile sono, in buona parte, coincidenti, allora l’assestamento di una sughereta diviene una strada percorribile per raggiungere la sua sostenibilità.
La gestione forestale attiva (GFA) (Tofanin 2000) delle sugherete, necessaria per arrivare al bosco normale e/o sostenibile, richiede l’uso di tecniche specifiche di conduzione del bosco, che permettono di giungere alla "normalità" in tempi brevi.
Il bosco sostenibile è strettamente connesso allo sviluppo sostenibile che (secondo la Commissione Brundtland, 1987) é “lo sviluppo che soddisfa le necessità del presente senza compromettere le capacità delle generazioni future di soddisfare le loro necessità”. Infatti dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo, col Forest Principles del 1992, il bosco sostenibile è un delle idee guida.
Ora, per le regioni a vocazione sughericola dell'Italia, pensiamo di aver trovato un modello di "bosco normale", ossia un bosco che dà periodicamente un prodotto massimo e costante e tecniche di assestamento connesse, che accompagnate da una serie di pratiche di gestione forestale attiva (GFA) può venire applicato ai boschi a sughera.
La elaborazione già maturata ci pone in grado di avere dei risultati e ci consente di ri-programmare a sughera i territori creando uno sviluppo sostenibile per le popolazioni, nel rispetto dei canoni fissati per l’Europa da “Helsinki Process” nel 1994.
Il bosco sostenibile, infatti, può essere conseguito se si pensa e si agisce in termini di Bosco che dura nel tempo, di “Dauerwald” (Möller A., l.c.), come già detto, che significa bosco permanente, perpetuo, continuo. In termini semplici esso si riferisce a sistemi di management di un bosco naturale basati su una silvicoltura disetanea; dunque Bosco normale disetaneo a Quercus suber L.
(*) Assestamento è una tecnica di governo dei boschi che porta al bosco normale “che ha una struttura e una composizione tale da assicurare un prodotto annuo massimo e costante" (Cantiani 1985).
Considerato che oltre mezzo secolo di protezione totale della sughera ha di fatto più che dimezzato le nostre sugherete, si propone di cambiare rotta diversificando le soluzioni da adottare in campo. Riteniamo che una comunità abbia bisogno, per meglio utilizzare il proprio territorio e salvaguardare l’ambiente, di almeno * 3 tipi di bosco fondamentali, ciascuno con le sue caratteristiche e prescrizioni; il rispetto delle quali viene assicurato con opportuni incentivi e controlli, anche aerei (incentivi, dunque, in base alla copertura). E’ un auspicio, in particolare, che il bosco privato venga conservato e assestato, anche quello a copertura minima (come indicato dai Protocolli di Kyoto), e ne venga promosso il passaggio verso i boschi a maggiore densità. La promozione, si sa, va incoraggiata anche spostando con gradualità gli incentivi dal bestiame alla copertura arborea, mentre per le terre pubbliche non è più eludibile l’inizio del loro assestamento in tempi brevi. Serve, dunque, una nuova legge quadro sulla sughera perché sono cambiate le prospettive e le conoscenze, sia a livello locale che europeo.
Il lavoro di assestamento fa riferimento a un bosco modello a quercia da sughero (PALMAS et al., 1998)); da esso possono discendere tre scenari di bosco a sughera, basati sulla copertura arborea (aree di insidenza): Bosco di Lamay (1893), copertura arborea:10.000 m²/ha, Bosco di Natividade (1956), copertura arborea: 5.800 m²/ha e Bosco De Mexia (1934), copertura arborea: 3.830 m²/ha, tutti coerenti con le conoscenze di cui disponiamo, che aiutano a prevedere come potrebbe essere un uso sostenibile del territorio per una solida pianificazione nelle zone a sughera dell’Italia tirrenica e insulare.
I dati dei tre boschi derivano dalla “curva del bosco normale” che individua una copertura massima e costante nel tempo, però nell’ambito dell’intervallo di area di insidenza per ettaro prefissata per ogni tipo di bosco.
La tabella delle classi diametriche e del numero delle piante normali origina una curva, la curva del bosco normale, mentre la spezzata è il bosco attuale a T0. Essa rappresenta il bosco futuro che si intende realizzare adottando assieme una gestione forestale sostenibile (GFS) e una gestione forestale attiva (GFA).
Bisogna adoperarsi perché questi tre tipi di bosco a sughera vengano inclusi nel "Registro Nazionale dei Serbatoi agro-forestali di carbonio" perché possano ricevere le royalties connesse al mercato dei sink del carbonio e perché vengano codificati e usati nella situazione attuale della Sardegna per la forestazione, la difesa idrogeologica, la protezione del suolo, la difesa dalla desertificazione, la biodiversità, la protezione dei bacini imbriferi, i pascoli di montagna, l’approvvigionamento delle falde acquifere, la naturalizzazione dei boschi in collina, in pianura e sulle rive del mare, ecc.
Situazione attuale
Nell’economia sarda c’è una risorsa non sfruttata sufficientemente e che invece potrebbe avere un ruolo molto importante nello sviluppo della Sardegna. Il bosco a sughera non è considerato neppure una risorsa vera e propria, è piuttosto un bene naturale ricevuto gratuitamente e goduto ogni dieci anni: la manna dal cielo, basta attendere la scadenza del tempo. E’ semplicemente una voce integrativa del bilancio di una famiglia. La scommessa (della Sardegna) è quella di fare il passaggio dal concetto di bene naturale/ambientale a quello di risorsa economica. Anche perché le sovvenzioni della UE si contraggono e si spostano verso i paesi dell’est che sono appena entrati nell’Unione e noi abbiamo bisogno di mantenere almeno costanti i redditi delle aziende (pastorali) che attualmente gestiscono il territorio. Un passaggio, quello dal bestiame al bosco a sughere, che non viene da sé e che invece richiede conoscenza specifica del problema attraverso dati, confronti e verifiche all’interno di una analisi rigorosamente basata su costi/benefici. Dunque bisogna saperne di più, approfondire la questione con studi, progetti e investimenti (ricerca). Il nostro obiettivo è appunto quello di mostrare l’utilità economica, ecologica-ambientale e turistica del bosco a sughera attraverso la specificazione dei molteplici vantaggi.
Il rapporto bosco/pascolo. Nuovi tipi di Aziende. Doppio reddito.
Oggi la questione è posta in termini sottrattivi: il rimboschimento è a danno della pastorizia, oltre ad essere un fattore di conflitto sociale dagli esiti preoccupanti.
Si tratta di far convivere pecora e sughera e di sperimentare quale convenga incrementare alla luce dei profitti reali e dei livelli occupativi.
Il problema è se esista la possibilità di stabilire un equilibrio trapascolo e bosco a sughera.
Si è individuato un modello di bosco normale che potrebbe creare un equilibrio tra pascolo e copertura arborea e che procura redditi molto superiori al solo pascolo. L’applicazione di questo modello comporta una proporzione tra copertura arborea e pascolo.
a.- Se su un ettaro di terreno la copertura normale è di 3830 m² allora 6200 m² sono a pascolo. Questa porzione di bosco produrrà 15 quintali di sughero per un valore prudenziale di 375 euro/anno più legname per 150 euro/anno a cui si sommano 350 euro, reddito a pascolo di 2 pecore/anno sulla stessa superficie.
b.- Se si estende la copertura arborea col tempo fino alla copertura normale di 5800 m² su 10.000, si avrà una produzione di 25 quintali di sughero per un valore prudenziale di 625 euro/anno più legname per 200 euro/anno a cui si sommano 350 euro, reddito a pascolo di 2 pecore/anno sulla stessa superficie. La “copertura normale” presuppone l’uso di accorgimenti adatti per la protezione delle giovani piante in entrambi i casi.
c.- Ci sarebbe un terzo tipo di bosco a copertura normale totale, 10.000 m² su 10.000, che consente una produzione di 40 quintali di sughero per un valore prudenziale di 1.000 euro/anno più legname per 300 euro/anno con pascolo programmato in funzione del bosco.
d.- Infine quest’ultimo tipo di bosco con allevamento in stalla consente un ulteriore incremento di reddito.
Lo scenario aiuta il conduttore nella scelta a seconda dei fini che vuole raggiungere.
Altri due punti importanti da evidenziare sono: il prezzo del latte e la politica agricola europea.
Alla luce degli indirizzi di fondo della politica agricola europea è importante per la Sardegna valutare la convenienza della produzione di sughero e di legna rispetto a quella del latte. Infatti il prezzo del latte è “fermo” dal 1985 e la prospettiva che con l’euro aumenti restano scarse. La UE tende a un contenimento della produzione (quote latte per ogni paese membro); inoltre, gli aiuti cospicui alle imprese agropastorali cominciano a venir meno con l’uscita della Sardegna dall’obiettivo 1; Franz Fischler, il Commissario responsabile dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca della UE ha proposto e ottenuto di : “slegare completamente la produzione dagli aiuti diretti; di subordinare gli aiuti diretti al rispetto di norme ambientali,…” (UE,2002) ciò significa che non ci saranno più gli incentivi per capo di bestiame; il Reg. UE 1257/99 ha posto le basi (e stanziato i fondi) per uno sviluppo rurale sostenibile e uno sviluppo forestale sostenibile e ha introdotto la figura del Rilevatario non agricolo ossia “qualsiasi persona fisica o giuridica che rileva terreni resi disponibili per destinarli ad usi extra agricoli, come la silvicoltura o la creazione di riserve ecologiche…”; .
Pertanto nel contesto attuale, in una azienda che tenga conto del bosco, si deve rivedere anche la gamma dei prodotti per portarli verso produzioni di eccellenza (marchi Doc del latte e marchi Doc dei formaggi, come fanno francesi e svizzeri, marchi Doc per il sughero,…)
Questo quadro di possibile sviluppo bosco/pascolo trova il consenso delle direttive europee [Reg. (Ce) n. 1257/99 - Piano di sviluppo rurale e Reg. (Ce) n.1260/99 - Programmi operativi regionali e successivi].
A livello nazionale si hanno delle grandi prospettive per il bosco, come la Delibera Cipe 19 dicembre 2002 e successivi aggiornamenti - Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra; 2003-2010: 672 milioni di euro per il 2003/2004. L’Italia ha sottoscritto i protocolli di Kyoto e deve creare dei carbon sink (riserve di carbonio, cioè boschi) dove immagazzinare la CO2. I boschi a sughera sono i più adatti a questa funzione nella regione mediterranea perché sono in grado di mantenere la copertura arborea più a lungo e meglio degli altri tipi di bosco, dato che la loro produzione primaria è il sughero e per ottenere sughero bisogna che il bosco non venga tagliato come presto o tardi avviene per i boschi di altre specie.
A livello regionale, dunque, la Sardegna deve recepire con proprie leggi la prospettiva agro-forestale europea e bisogna ritagliare dalle misure del POR una “misura di servizio”, quella del bosco a sughera, che tuttora manca e senza la quale buona parte delle altre risultano poco efficienti e addirittura inefficaci, come le Misure 1.1 e 1.2 – Il ciclo integrato delle acque; Misura 1.3 – Difesa del suolo; Misura 1.4; Misura 4.4 – Sviluppo integrato d’area; Misura 4.6 – Misura 4.7 – Misura 4.9 – Investimenti nelle aziende agricole; Misura 4.12 – Diversificazione delle attività agricole e delle attività affini; Misura 4.16 – Tutela dell’ambiente in relazione all’agricoltura, selvicoltura, conservazione risorse naturali; Misura 4.17 – Ricostruzione del potenziale agricolo danneggiato dai disastri naturali.
Inoltre è del tutto evidente che bisogna pubblicare un Regolamento attuativo aggiornato della legge regionale 9 febbraio 1994, n. 4 – Disciplina e provvidenze a favore della sughericoltura e porre mano a una nuova legge forestale regionale (per la quale siamo disponibili…), ecc.
Occupazione
Il modello di bosco a sughera porta un incremento dell’occupazione.
I risultati prospettati per i diversi tipi di bosco a sughera non si raggiungono senza interventi mirati e senza impiego di manodopera; bisogna applicare periodicamente una serie di tecniche e di metodi che implicano un minimo di addestramento. Queste “nuove professioni” riferite alla conduzione e lavorazione in bosco provocano anche un incremento dell’occupazione nelle campagne e, aumentando la produzione di sughero, anche un incremento occupativo nell’industria sugheriera.
La Sardegna possiede 1.458.000 ha a vocazione sughericola (Monaci G., 1996); se si creassero piccole aziende di 30 ha a sughere, che a regime dessero un reddito annuo (30 ha x 1.000 euro = 30.000 euro/anno), si potrebbero avere col tempo 50.000 “nuove” aziende che si aggiungerebbero a quelle che già ci sono, come un nuovo reticolo sovrapposto alle aziende pastorali. L’occupazione, da una fase iniziale necessariamente lenta, salirebbe a parecchie migliaia. Infatti ci sarà la necessità di mano d’opera per realizzare i nuovi impianti a sughera, avviare a normalizzazione i boschi a sughera esistenti, eseguire potature, continuare l’opera di normalizzazione nel tempo per avere alti redditi, condurre le nuove aziende forestali con cooperative di giovani, singoli, ultrasessantenni che vogliono smettere la vita del pastore, etc ... e l’indotto tenderebbe ad aumentare nel tempo per l’incremento della materia prima.
Per attuare questo programma, occorre un nuovo quadro normativo regionale che istituisca una diversificazione tipologica delle aziende che gestiscono il territorio e preveda una diversificazione degli incentivi in base alla copertura arborea di modo che un allevatore possa scegliere tra 5 opzioni. In altri termini, maggiore è la copertura arborea, maggiori saranno gli incentivi percepiti e ciò dovrà portare allo spostamento graduale degli incentivi dal bestiame alla copertura arborea, come vuole la UE.
Le linee guida in base alla copertura arborea della Legge della gestione del territorio potrebbero individuare i seguenti tipi di aziende: azienda pastorale (a), azienda silvo-pastorale (b, c, d) e azienda forestale (e); le ultime quattro sono a diverso grado a sviluppo rurale sostenibile e a sviluppo forestale sostenibile, come indicato dal Reg. UE.1257/99.
a - Azienda che non cura il bosco godrà solo di sovvenzioni UE per il bestiame.
b - Azienda che cura un bosco con proiezione delle chiome di 3830 m²/ha (Bosco De Mexia) godrà di sovvenzioni UE per il bestiame + sovvenzioni UE per il bosco + sovvenzioni della Regione per il bosco pari al 38,3 %.
c - Azienda che cura un bosco con proiezione delle chiome di 5800 m²/ha (Bosco Natividade) godrà di sovvenzioni UE per il bestiame + sovvenzioni UE per il bosco + sovvenzioni della Regione per il bosco pari al 58 %.
d - Azienda che cura un bosco con proiezione delle chiome di 10 000 m²/ha (Bosco Lamay) e con bestiame in stalla godrà di sovvenzioni UE per il bestiame + sovvenzioni UE per il bosco + sovvenzioni della Regione per il bosco pari al 100 %.
e - Azienda forestale: Azienda che cura solo il bosco con proiezione delle chiome di 10.000 m²/ha (Bosco Lamay) godrà di sovvenzioni UE per il bosco + sovvenzioni della Regione per il bosco pari al 100 %.
La Legge regionale è concordata tra l’Assessorato dell’Agricoltura e l’Assessorato dell’Ambiente e autorizzata dall’UE.
Lo spostamento graduale degli indennizzi dal bestiame alla copertura arborea avrà effetti benefici e duraturi perché toglierà forza alle attuali motivazioni e necessità che “giustificano” gli incendi, oltre ad avviare l’Isola verso un vero sviluppo sostenibile.
Desertificazione: come fermarla?
Il bosco a quercia da sughero è una grossa risorsa ambientale e può avere un ruolo fondamentale nel fermare la desertificazione, contenere la siccità e preservare la biodiversità.
La desertificazione comincia quando la quantità d’acqua «perduta» è superiore a quella «immessa» nell’ecosistema con le piogge le cui acque vengono distribuite alla rete di circolazione che si trova nel terreno. Ma chi o che cosa immette l’acqua nell’ecosistema? L’humus, evidentemente. Esso è un prodotto di decomposizione della lettiera, che è costituita da foglie, rametti, rami, tronchi, semi, frutti, resti di animali, ecc., esso è “l’imbuto” che permette il passaggio dell’acqua nel terreno. I processi per la formazione dell’humus vengono operati nel suolo da diversi gruppi di organismi e di microrganismi. Se la lettiera è quella “giusta”, cioè derivata da piante autoctone, come la quercia da sughero, e se la lettiera é sufficiente, in quanto non viene asportata in quantità significative, allora l’humus costituisce in media 1/25-1/50 della massa totale del suolo.
Siccome l’humus è in grado di assorbire H2O, 20 volte il suo peso, avremo che in presenza di humus l’acqua assorbita sarà circa 2-4.000 m³/ha/anno = 2-4 milioni di litri/ha/anno. Ora più aumenta l’humus prodotto e lasciato nel bosco, maggiore sarà la quantità di acqua assorbita durante le piogge.
L’humus prodotto dal bosco è funzione della copertura arborea, ossia maggiore é la copertura arborea, maggiore sarà l’humus prodotto, a parità di organismi e microrganismi del terreno e dunque maggiore sarà la quantità di acqua assorbita.
Forestare a quercia da sughero, dunque, significa creare copertura arborea adatta alla regione mediterranea. Per es., a parità di età con le altre querce (dieci anni), la quercia da sughero presenta una maggiore copertura di suolo: 4.000 m² su 10.000, contro i 1.000 m² su 10.000 del leccio; copertura, dunque, del 40%. La copertura aumenta al crescere dell’età del popolamento forestale. Se cresce la copertura aumenta in proporzione la quantità di lettiera, aumenta la quantità di precipitazioni trattenuta per unità di superficie, si abbassano i picchi di piena e si accresce l’approvvigionamento della diga in maniera sensibilmente maggiore rispetto alla parte del bacino senza copertura.
Dunque, se cade una pioggia di 1 mm su un metro quadrato, la quantità d’acqua è di 1 litro, su 1 ha = 10 000 litri, su 100 ha = 1.000.000 litri. Se i mm di pioggia che cadono in media nel bacino sono 500 nell’arco dell’anno e la copertura arborea arriva al 100%, allora avremo 500 x 1.000.000 = 500 milioni di litri per ogni 100 ha di bacino imbrifero forestato. Dove sta il trucco? Nel creare la copertura arborea costituita da specie autoctone per quella regione, dunque, per la Sardegna, copertura arborea a sughera.
Deflusso
La presenza del bosco ha influenze piuttosto marcate sul deflusso dell’acqua di pioggia. La ritenzione o regimazione comincia a manifestarsi già dai primi anni dopo l’impianto della sughera. La quantità di acqua, che ogni anno, a parità di precipitazioni, viene trattenuta dal suolo, aumenta perché col tempo aumenta la copertura e aumenta l’efficienza dei meccanismi di cattura della lettiera. Gli incrementi verranno indicati dagli apparati di registrazione delle dighe.
Il bosco a copertura a sughera, che genera lettiera che produce humus ricco e adatto a trattenere l’acqua di pioggia in quantità massiva, riteniamo che risolva alla radice il problema della desertificazione per la Sardegna e per le terre d’Europa che si affacciano sul bacino mediterraneo; esso ha, inoltre, risvolti ecologici ed economici. Le grandi quantità di sughero prodotte da Portogallo e Spagna derivano da boschi artificiali: in particolare, il predominio portoghese a livello mondiale nel campo del sughero, si fonda su boschi impiantati dall’uomo agli inizi del ‘900.
7 bacini imbriferi
Tra le misure da mettere in atto sul territorio per portare a soluzione il problema dell’approvvigionamento idrico, la forestazione a quercia da sughero dei 7 maggiori bacini imbriferi sardi si ritiene sia quella a cui bisogna dare più peso e sia da mettere in esecuzione in tempi brevi in Sardegna. La forestazione dei bacini imbriferi oltre che risolvere il problema dell’acqua alla radice, lo risolve nella maniera più economica rispetto a tutte le altre soluzioni proposte, nel rispetto dell’ambiente e creando uno sviluppo sostenibile delle zone interessate con il reddito del sughero e della legna. (1. Sub-bacino Sulcis, 2. Tirso, 3. Temo-Mannu di Porto Torres-Coghinas, 4. Liscia, 5. Posada-Cedrino, 6. Sud Orientale, 7. Flumendosa-Campidani-Cixerri).
Invasi naturali e artificiali
Assicurare agli invasi, bacini o laghi fasce protettive di proprietà pubblica di almeno 100 metri per evitare fenomeni di antropizzazione e di inquinamento e piantarle successivamente a Quercia da sughero, se spoglie in tutto o in parte, per ottimizzare la loro funzione e contenere l’evaporazione (Direttiva quadro UE in materia di acqua n.60/2000, recepita in Italia dalla legge 27 del 22 ottobre 2000)
Recupero zone minerarie.
Piantagioni a sughere favoriscono il recupero effettivo delle zone minerarie “Le produzioni meno pregiate (di sughero) - - pur trovandosi delle finissime qualità -sono quelle provenienti da terreni a fondo minerario come, per esempio, quelle di alcune zone di Iglesias. Infatti abbiamo constatato che la sughera assorbe dal terreno le sostanze minerali che in esso si trovano e vengono assorbite in quantità impensate”. (Sanna A., 1946)
Alberature stradali a sughere
Piano delle alberature delle strade della Sardegna con essenze autoctone da realizzare nel tempo. Perché le alberature stradali ? Perché esse sono il biglietto da visita della nostra Terra e costituiscono l'arredo della strada, rendono attraenti i luoghi di sosta anche nella Sardegna assolata e, nel Campidano, sarebbero utili frangivento, che, se costituiti da sughere, danno un reddito, e aiutano a preservare la biodiversità...
Le alberature stradali oltre ad abbassare l'inquinamento da traffico sia chimico che da rumore abbattendo le polveri e i fumi generati dalle macchine, riducono la distanza a cui arrivano gli inquinanti. Naturalmente le sughere devono essere potate secondo nuove regole.
Incendi
I processi per la formazione dell’humus vengono operati nel suolo da diversi gruppi di organismi e di microrganismi, si è detto, i quali quando passa l’incendio vengono distrutti (fatti arrosto). Quindi l’incendio blocca la vita nel suolo, anche se lo riempie di “cadaveri”.
Perché la fabbrica dell’humus riprenda a funzionare, il suolo dovrà essere colonizzato di nuovo e passeranno anni, senza incendi, per avere le popolazioni di organismi e microrganismi pre-incendio e un suolo fertile e ricco.
L’emergenza incendi, 15 incendi al giorno per 365 giorni l’anno nel 2001 (dati Cfva) e 125 milioni di euro per la lotta nel 2003 (dati Cfva), che comportano un onere di 75 euro (150.000 lire) per persona residente, indica che le strategie usate fino ad oggi sono da cambiare, perché stanno portando l’ambiente al collasso.
Alluvioni
Il bosco a querce nella regione mediterranea (e in particolare quello a quercia da sughero) esplica una fondamentale azione benefica perché contribuisce alla stabilità dei versanti, rallenta il ruscellamento e riduce l’erosione delle pendici, cioè la produzione di sedimenti da cui prendono origine le onde di fango e la portata solida la quale, a sua volta, può tradursi in un rallentamento della corrente, per cui diminuendone la velocità essa ha bisogno di una maggior sezione di flusso.
Se bisogna prendere provvedimenti di difesa idraulica di natura specifica per la laminazione delle piene, quali casse di espansione e serbatoi di ritenuta, dove è necessario, questi non vanno mai disgiunti nella regione mediterranea dalla riforestazione delle pendici e dei bacini con le querce. I rischi naturali non possono essere evitati, ma è possibile e doveroso cercare un modo più sostenibile di convivenza con l’ambiente. Siamo in possesso di una base di conoscenze tale per cui ci dovrebbe essere sempre meno spazio per la sola protezione civile e sempre di più per la prevenzione ambientale (seguendo il ben noto principio per cui 1 € in prevenzione equivale a 5 € in recupero) [Tozzi M., 2006]
Dissesto idrogeologico
Le frane da noi sono frequenti dopo violenti temporali. All’origine, a parte la predisposizione di natura geologica, vi è quasi sempre la scomparsa del manto boschivo. Le frane sono paragonabili ad ordigni ad orologeria. Se i rischi naturali sono una produzione sociale, allora il dissesto idrogeologico è produzione sociale. Si può intervenire per tempo nel reticolo idrografico mediante sistemazioni idraulico-forestali, privilegiando più che possibile quelle forestali a querce autoctone nel bacino mediterraneo. Il catasto delle opere e della entità delle superfici forestate con essenze autoctone è fondamentale per mantenerle e adeguarne la funzione all’evoluzione del territorio e del corso d’acqua.
Biodiversità
Biodiversità è la varietà delle forme di vita vegetali e animali presenti negli ecosistemi del pianeta. Il termine viene anche usato per indicare la variabilità genetica all'interno di una specie.
La sopravvivenza di ogni specie dipende dalla varietà di popolazioni che la compongono. Minor variabilità significa minori possibilità di sopravvivere.
Il concetto di biodiversità è emerso da 10-15 anni per riferirsi alle varietà di vita in tutte le sue forme, livelli e combinazioni inclusa la diversità degli ecosistemi, la diversità delle specie (e) la diversità genetica (IUCN, UNEP, WWF, 1991) e la diversità culturale. Il ripristino dei boschi a sughera che arrivavano fino al mare nell’800 non può che giovare al ripristino e alla conservazione della biodiversità della vita vegetale e animale autoctona.
Piante alloctone
Tra le foglie, quelle delle Conifere, più dure e ricche di resine, subiscono una umificazione più lenta rispetto a quelle delle Latifoglie, al punto che se in una faggeta l’umificazione avviene nel giro di un anno, in una pineta oppure in una abetaia ci vorranno almeno 10 anni». (Occorrono 1,5-3 anni per la umificazione delle foglie delle querce mediterranee sempre verdi).
Siccome l’ humus prodotto dalle foglie di un bosco a pini (e eucaliptus) non è neppure lontanamente paragonabile a quella di un bosco a Querce nella regione mediterranea, né per quantità, né per qualità, ecco la ragione per cominciare a ridurre le conifere nei piani di gestione forestale sostenibile in Sardegna, se si vuole bloccare la desertificazione
Arature
Rovesciando le zolle di terra l’aratro (soprattutto quello che scava in profondità) favorisce la dispersione del terriccio superficiale, quello più fertile e contribuisce all’erosione del suolo. Dal 1995 chi ara non riceve più sussidi agricoli dal governo degli Stati Uniti. Invece dal 1898 nelle regioni dell’ex-impero austro-ungarico vige una legge (ereditata in Italia dal Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia) per la quale chi ara le terre di collina non riceve finanziamenti pubblici.
Parchi
Anche territori assegnati ai Parchi possono venire riforestati a sughera e possono essere normalizzate le sugherete che vi si trovano, seguendo i criteri indicati e ciò può consentire un reddito minimo a chi conferisce terreni ai Parchi (canone di affitto). Assicurare un canone minimo è la strada per sbloccare la istituzione dei Parchi in Sardegna.
Poiché compito dei Parchi, oltre la conservazione, è fornire “ricette” innovative, a basso impatto ambientale dell’uso del territorio, che coadiuvino la natura nell’aumentare le produzioni, si possono realizzare i tre tipo di bosco a diversa copertura arborea per “insegnare” come condurre un bosco dal punto di vista produttivo (Bosco dimostrativo a Quercia da sughero). Questo può aiutare le popolazioni sarde a fare le scelte più oculate sia dal punto di vista ambientale che economico.
Effetto serra – Cambiamenti climatici
Le zone mediterranee dell’Europa subiranno, pare, cambiamenti climatici nei prossimi decenni a causa dell’effetto serra. Dunque anche la Sardegna verrà coinvolta. Per contenere e mitigare questi fenomeni si propone un estensione più ampia possibile dei boschi a sughera: un grande piano di forestazione a sughera. La sughera, essendo una pianta che presenta caratteristiche evolutive che la rendono particolarmente adatta a contenere l’effetto serra, può fare la differenza.
Sink di Carbonio – Royalties
A1 – Boschi a sughere
I boschi sono depositi di carbonio, assorbito in precedenza dall’atmosfera.
Tenuta di Castelporziano: 600 ettari (ha) di bosco assorbono all’anno 3000 tonnellate di carbonio, dunque 5 ton di CO2 / ha/ anno
Se una sughereta assorbe 5 ton/ha/anno (dato della Forestale), una sughereta di 100 ha assorbe 500 ton di CO2 / anno (100 x 5 = 500 ton).
Se la sughereta è iscritta nel "Registro Nazionale dei Serbatoi di carbonio agro-forestali", allora riceverebbe una indennità di 20 € / tonnellata / anno [nel 2005 il costo di una tonnellata di CO2 ha oscillato tra 8 e 32 € / tonnellata / anno] e dunque 100 € / ha / anno
Se così é, un proprietario di 100 ha (pubblico o privato) avrà diritto a un assegno annuo di 10.000 €.
A2.- CIRCOLARE
Allocare 1 milione di € di finanziamenti dai 22 milioni di € del Piano forestale regionale per le potature di 1 milione di giovani sughere ogni anno
Fare una circolare esplicativa con la quale si invitano i proprietari pubblici e privati di sugherete a fare le potature, seguendo certi criteri.
Creare uno o più nuclei di forestali specializzati per il controllo
I boschi che superano il controllo vengono iscritti nel "Registro Nazionale dei Serbatoi di carbonio agro-forestali - Sez. Sardegna”.
Tecniche innovative proposte e a disposizione
A. Piano di assestamento delle sugherete
Un nuovo metodo di assestamento specifico per la sughera da noi proposto.
Per aumentare la produzione di sughero si intende realizzare un bosco normale a sughere, secondo una formula completamente nuova.
Un bosco normale o bosco modello o bosco ideale, in assestamento e in dendrometria, rappresenta una particolare formazione forestale che, per ogni forma di governo e di trattamento, ha una struttura e una composizione tale da assicurare un prodotto annuo massimo e costante nel tempo.
Dopo i rilevamenti in campo, si procede all'elaborazione dei dati e alla preparazione della curva di normalizzazione, secondo una equazione che da il numero teorico / ideale delle piante per ciascuna classe diametrica e per unità di superficie.
La curva del bosco normale a Q. suber L. per quel territorio guida il tecnico nell'assestamento perché con essa viene individuato come sarà costituito il bosco finale.
Si possono calcolare tutte le fasi intermedie, confortando così il forestale nel suo compito (Palmas M. et al.,1998).
Stadi
1.- Scelta di parti di foresta (50-100 ha), costituita in prevalenza a Quercia da sughero, su terreni sia pubblici che privati.
2.- Scelta dello o degli stand per i rilevamenti, all’interno dell’area precedente, con densità maggiore del 60% e/o rilevamenti di individui appartenenti alle diverse classi diametriche, in numero congruo. I rilevamenti per individuare la situazione di partenza comprendono, ove necessario, oltre all’inventario forestale, anche un inventario floristico e degli aggruppamenti vegetali, inventario dei licheni, inventario dei funghi della lettiera, inventario dei macrofunghi, inventario degli animali, ecc
3.- Elaborazione dei dati delle sughere, secondo il modello messo a punto e calcolo della curva del bosco normale che rappresenta il bosco futuro
4.- Preparazione del piano di assestamento, a secondo della copertura desiderata:
- A. Bosco di Lamay, copertura di 10000 m²/ha;
- B. Bosco di Natividade, copertura 5800 m²/ha;
- C. Bosco di de Mexia, copertura di 3830 m²/ha
5.- Inizio esecuzione del piano di assestamento
6.- Operazioni di controllo
7.- Relazioni a stadi di avanzamento
B. Piano delle altezze di decortica (un metodo per proteggere le sugherete esistenti)
Per aumentare la produzione di sughero nel breve periodo si adopera una nuova strategia: l’estrazione delle piante di sughera avviene secondo coefficienti di decortica (Cd), proporzionali al diametro a metri 1,30 e costanti per i boschi dissestati e coefficienti di decortica crescenti al crescere del diametro per i boschi ben tenuti. I Cd sono stabiliti da esperti o tecnici che prima dell’estrazione segnano sulla pianta l’altezza di decortica (Hd) per guidare le squadre di estrattori. Ciò consente di razionalizzare le Hd e soprattutto di proteggere dalle estrazioni eccessive le giovani piante (fenomeno molto diffuso) e di sottoporre a giusta estrazione le grandi piante che sono sotto estratte (altro fenomeno molto diffuso), assicurando così un bosco più sano e più produttivo. Questo metodo permette di incrementare la produzione che si ricava attualmente dai boschi esistenti del 15-25%, in attesa che comincino a produrre i boschi normali. (Palmas, 2001)
C. Piano di incremento della massa arborea o di potatura (un metodo per incrementare i diametri delle giovani piante)
Particolari tecniche di potatura sulle giovani sughere wild consentono assieme all’incremento dell’altezza, anche quello del diametro del tronco tanto da abbattere i tempi dalla piantagione alla demaschiatura di parecchi decenni rispetto alla natura, trasformando la sughera in una pianta a veloce accrescimento.
D. Uso del Cds (coefficiente di decortica della stazione) per rendere sane e floride le sugherete e aumentare la quantità e la qualità di sughero estratto
E. Un nuovo sesto per i boschi a Querce da sughero
Realizzare le ricostituzioni a sughera e le nuove piantagioni a sughera adoperando un sesto a triangoli equilateri molto più grande rispetto a quello delle conifere generalmente adottato, cercando di sconvolgere l’ambiente il meno possibile.
F. Un metodo per ridurre gli incendi e aumentare il pascolo wild
Azioni a scacchiera sul territorio aziendale.
G. Proposta di incentivo regionale per la sughere
- per l’estrazione delle piante di sughera (sec. la GFA) (*)
·0,5 euro per ogni pianta elevata correttamente nell’estrazione, ma già estratta
·1 euro per ogni pianta mai estratta, che abbia a metri 1,30 almeno 60 cm di circonferenza (sempre che sia stata estratta senza ferite)
- per la potatura di giovani piante di sughera (sec. la GFA)
· 1 euro per ogni giovane pianta “potata” correttamente
- per la potatura di piante di sughera (sec. la GFA)
· 2 euro per ogni pianta adulta potata correttamente
- per la commercializzazione
·Centri provinciali per il ritiro del sugherone
·Centri provinciali x il ritiro del cippato
- per la protezione
· Usare i barracelli per la protezione delle sugherete che stanno per essere estratte
· Usare RFID (Radio Frequency IDentification): Onde radio che "accendono" un'etichetta [con le coordinate geografiche del bosco, mappale, ecc.] che si trova dentro la plancia di sughero e ne leggono il contenuto.
H.La certificazione dei boschi a sughere (FSC, ecc) deve essere basata sull’assestamento della sughereta, in caso contrario è finta. Infatti mancando di una misurazione al tempo To come si può fare il controllo al tempo T1, T2, …Tn (stadi di avanzamento nell’assestamento) ?
I.Uso della macchina tagliatrice per l’estrazione
L.Sughero DOC
M. Con la approvazione da parte degli Organi Regionali del piano di assestamento presentato da un ente pubblico o da un privato si intendono approvate anche tutte le azioni che si mettono in essere per realizzarlo senza ulteriori autorizzazioni, salvo controlli di congruità.
N. Riforma della Stazione Sperimentale del Sughero
Produzione (adeguamenti)
L’incremento della produzione in tempi brevi è dato dalle tecniche innovative proposte (potature, messa in produzione di giovani sughere, portare a norma le sugherete già in produzione anche quelle percorse da incendio, assestamento delle sugherete esistenti).
L’incremento della produzione in tempi lunghi è dato da nuovi impianti in terreni vocati; un nuovo sesto, diverso da quello delle conifere fin’ora adoperato; da potature tempestive e razionali delle giovani sughere e dall’assestamento dei nuovi impianti.
Energie rinnovabili
Il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali già da anni è promotore, attraverso adeguati finanziamenti, di azioni finalizzate a sostenere e divulgare l’importanza delle energie rinnovabili, nell’ambito delle quali particolare rilievo assumono le biomasse forestali destinate all’alimentazione di impianti di conversione termica e termoelettrica: il cippato, derivato dalla potatura delle sugherete o, comunque, da lavori di manutenzione del bosco, può alimentare detti impianti. Bisogna, pertanto, favorire il sorgere di un mercato del cippato in Sardegna.
Concentrare le competenze sulle sugherete nell’Ass. all’Ambiente
Le sugherete non fanno parte della forestazione produttiva che si riferisce, invece, da sempre a impianti artificiali per la produzione di legno da opera.
Turismo
Secondo lo scenario fornito dal Blue Plan(AEA_UE), il numero di turisti sulle coste del Mediterraneo aumenterà dai 135 milioni nel 1990 a 235-353 milioni nel 2025.
Preservare l'ambiente è la chiave per conservare e incrementare il turismo.
Con l'Europa unita, un'isola immersa nel Mediterraneo, ricostituita nelle sue foreste e salvaguardata nella sua biodiversità, sarebbe un’attrazione turistica irresistibile e continua nel tempo.
Ora c’è un allarme Ue sul clima: Europa a rischio disastro, il crepuscolo del turismo mediterraneo,…
**RICERCA
Azione chiave 2: stimolare la ricerca e lo sviluppo tecnologico per migliorare la competitività del settore forestale
La ricerca e lo sviluppo tecnologico sono fondamentali per lo sviluppo sostenibile del settore forestale nell’UE.
La Commissione continuerà a finanziare la ricerca e lo sviluppo tecnologico nel campo della selvicoltura attraverso il settimo programma quadro per la ricerca3. [Un piano d’azione dell’UE per le foreste {SEC(2006) 748}]
Senza ricerca il settore sughero resta dov’é.
3% dei fondi stanziati per tutta la filiera del sughero destinati alla ricerca
Ricerca per l’industria
…………….
Ricerca sulla pianta
Es.,
* individuazione di piante madri
* individuazione di varietà col fusto diritto
* individuazione di piante plus
Ricerca sui boschi a sughera
ecc.
*** DIFFUSIONE di INFORMAZIONE sulle SUGHERETE
La consapevolezza che solo la diffusione della sughera è determinante per portare a soluzione i problemi ambientali della Sardegna e preservaci il clima di cui godiamo può spingerci nella realizzazione del grande piano di forestazione a sughera che farà la differenza in futuro.
Laurea di II grado (specialistica) sui boschi a sughere, a cui possono accedere coloro che sono in possesso della laurea di 1° grado in Scienze naturali, Scienze biologiche, Scienze agrarie, Scienze forestali.
Master in assestamento di boschi a sughere.
Dottorato di ricerca sulla sughera aperto a chi è in possesso di laurea specialistica e master ad hoc.
Corsi di addestramento per maestri di scuola e professori di scuole media, ecc., proprietari di boschi a sughere, potatori, estrattori, assestatori di boschi, funzionari regionali e forestali di ogni ordine e grado.
Associazioni di proprietari di boschi a sughere per fornire una offerta di materia prima possibilmente unica paese per paese.
Azione chiave 5: promuovere la cooperazione tra proprietari di boschi e potenziare l’istruzione e la formazione nel campo forestale.
A causa della trasformazione degli assetti di proprietà e del crescente numero di proprietari di boschi non dediti all’agricoltura, una fascia sempre più estesa di
proprietari non dispone delle competenze e delle capacità necessarie ad assicurare una gestione sostenibile del patrimonio boschivo. La frammentazione delle aziende forestali a conduzione privata può generare ulteriori difficoltà e l’aumento dei costi di gestione dei boschi, riducendo lo sfruttamento del legno, e pregiudicare la prestazione di servizi forestali. Vi è necessità, inoltre, di personale qualificato e flessibile.
Alla luce di quanto precede, gli Stati membri incentiveranno la qualificazione
professionale e la formazione dei proprietari di fondi boschivi e dei lavoratori del settore forestale. Gli Stati membri promuoveranno altresì lo sviluppo di servizi di consulenza ai proprietari di boschi e alle loro associazioni. Tali servizi contribuiranno allo sviluppo di nuove strategie orientate al mercato e alla divulgazione delle pratiche sostenibili di gestione, nonché all’acquisizione da parte dei proprietari di fondi boschivi di competenze nel campo della promozione della biodiversità e del ripristino di habitat. La Commissione e gli Stati membri procederanno allo scambio di esperienze, idee e migliori prassi su come incrementare l’offerta di legname per uso industriale. Queste attività potrebbero essere finanziate dal FEASR e dagli strumenti comunitari nel campo dell’istruzione e della formazione. [Un piano d’azione dell’UE per le foreste {SEC(2006) 748}]
Ecc.
BIBLIOGRAFIA
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Palmas M..A.., Del Pin B., 1998 – Un metodo per trovare un modello di bosco normale e sostenibile a Quercia da sughero. Rend. Se. Fac. Sc. Univ. Cagliari.
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Zampighi C., Gasparini C., 2006 – Esempi di arboricoltura da legno con farnia (Quercus rubur L.) in Pianura Padana. Alberi e territorio, 6: 36-41.
Cagliari, 30 gennaio 2007
Al Signor ………………………………………
Assessorato …………………………………………….
Regione Sardegna
Cagliari
Oggetto: Relazione di minoranza Partenariato del Sughero
Ecco la relazione di minoranza del Partenariato del Sughero (foto e grafici si trovano nel sito Internet: www.sughera.it)
Peccato che l’imprevidenza non abbia inserito una MISURA della SUGHERA nel POR Sardegna!
Però considerando che la sughera è una pianta “totipotente” dal punto di vista ambientale, e quindi utilizzabile per la soluzione di tanti problemi, Lei potrebbe fare la Sua fortuna sposando la causa della forestazione a sughera.
Abbiamo conoscenze operative per intervenire sul territorio e ottenere risultati tangibili in tempi brevi.
Mediti e decida.
Saluti
Prof. Michele Palmas
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